Unione tra UBS e Credit Suisse: impatto negativo per i lavoratori

admin_beready
Unione tra UBS e Credit Suisse: impatto negativo per i lavoratori

La fusione tra UBS e Credit Suisse sta avendo un forte impatto sul personale, con la notizia che circa 30.000 dipendenti, corrispondenti al 30% del totale, rischiano di perdere il lavoro a partire da settembre. Questa fusione è stata resa necessaria per evitare il fallimento di Credit Suisse, con UBS che ha acquisito la banca grazie all’intervento della Confederazione elvetica, che ha stanziato 109 miliardi di franchi. Inizialmente, si prevede che 10.000 impiegati di Credit Suisse saranno licenziati.

Il Ceo della nuova mega-banca, Sergio Ermotti, ha avvertito in aprile di “cambiamenti e decisioni difficili”, impegnandosi a trattare tutti i dipendenti di Credit Suisse e UBS in modo equo. Sebbene la prima ondata di tagli sembri riguardare Credit Suisse, è probabile che anche diversi collaboratori di UBS saranno coinvolti. La situazione ha generato preoccupazione e incertezza nel settore finanziario svizzero.

Non a caso, molti dipendenti di Credit Suisse, soprattutto quelli coinvolti nella gestione patrimoniale, hanno già trovato lavoro presso altre banche, portando con sé i depositi di molti clienti, in alcuni casi significativi. Alcuni clienti hanno perso fiducia nella banca dopo le fallimentari operazioni di Credit Suisse nel settore degli Investment banking, mentre altri sono stati colpiti dalla decisione della Finma (l’autorità di vigilanza svizzera) di azzerare 16 miliardi di franchi di obbligazioni subordinate durante il salvataggio, causando loro ingenti perdite.

Inoltre, sembra che ci sia preoccupazione riguardo all’operazione di trasferimento dei conti della banca in fase di smantellamento sulla piattaforma informatica di UBS, un’operazione definita “mostruosa”. Inizialmente, si era ipotizzata la conservazione di un Credit Suisse svizzero che operasse esclusivamente nella gestione patrimoniale, ma alla fine si è deciso di far scomparire gradualmente la banca, poiché si temeva che avrebbe potuto provocare un terremoto finanziario di enormi proporzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano Blick domenica scorsa, ciò avrebbe potuto essere evitato se la Saudi National Bank, che era il principale azionista di Credit Suisse ancora nel marzo scorso, non avesse ricevuto un divieto da parte della Finma di iniettare 5 miliardi di franchi di capitali nella banca, due miliardi in più rispetto al prezzo pagato da UBS.