Il Mar Rosso è sempre più militarizzato con un aumento costante delle navi da guerra

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Il Mar Rosso è sempre più militarizzato con un aumento costante delle navi da guerra

Il crescente pericolo di un conflitto militare diretto tra Teheran e Washington si accentua, con il commercio internazionale in una situazione critica a causa degli attacchi perpetrati dagli Houthi negli ultimi mesi.

L’Iran si inserisce nell’equazione

Il Mar Rosso sta diventando sempre più trafficato, con l’arrivo di una nave da guerra inviata dall’Iran. Questo aumenta il rischio di uno scontro diretto tra Teheran e Washington. La navigazione internazionale ha subito contraccolpi già dallo scorso novembre, durante l’ultima guerra a Gaza, quando i ribelli Houthi dello Yemen sono entrati in azione. Attualmente, la situazione presenta rischi crescenti per la sicurezza della regione e minacce al commercio globale. Per ulteriori dettagli, esaminiamo gli sviluppi recenti.

Entrando nei dettagli, lunedì scorso, primo giorno del nuovo anno, l’agenzia di stampa iraniana Tasnim ha riportato l’invio del cacciatorpediniere Alborz da parte di Teheran attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb, che collega il Mar Rosso al golfo di Aden separando la penisola arabica dal corno d’Africa.

L’imbarcazione, sebbene piuttosto datata (essendo stata venduta dal Regno Unito all’ultimo scià di Persia, Mohammad Reza Pahlevi), è equipaggiata con otto missili da crociera a lungo raggio, in grado di minacciare sia Israele che gli asset militari occidentali nella regione.

Questa mossa rappresenta una potenziale escalation regionale del conflitto tra Israele e Hamas. Prima di questo episodio, gli ayatollah iraniani non avevano preso parte direttamente al conflitto. Benché l'”asse della resistenza” anti-israeliano, composto da Hamas, Hezbollah e Houthi, ruoti attorno all’Iran, il Paese aveva precedentemente escluso un coinvolgimento diretto, nonostante una retorica ostile nei confronti di Tel Aviv e Washington.

Recentemente, gli Stati Uniti hanno dichiarato che l’Iran sarebbe “ampiamente coinvolto” nella pianificazione e nell’esecuzione degli attacchi Houthi nel Mar Rosso, con oltre un centinaio di attacchi registrati dallo scorso novembre. Gli Stati Uniti hanno anche accusato Teheran di aver attaccato una petroliera giapponese nell’Oceano Indiano. La situazione attuale presenta rischi significativi per la sicurezza della regione e potrebbe avere impatti sull’intero panorama del commercio globale.

Le incursioni condotte dai militanti Houthi

Gli assalti condotti dagli Houthi, miliziani impegnati in un lungo conflitto contro il governo centrale dello Yemen, si concentrano sulla fascia costiera attorno allo stretto di Bab el-Mandeb. Utilizzando droni, missili, elicotteri e motoscafi, prendono di mira navi commerciali e civili in transito. Un episodio significativo è stato l’attacco alla nave italiana Msc United VIII il 26 dicembre, mentre navigava dall’Arabia Saudita verso il Pakistan.

Formalmente, i ribelli sostengono di agire in solidarietà con i palestinesi di Gaza, mirando a danneggiare Israele. Tuttavia, le loro azioni stanno provocando seri disagi al commercio marittimo internazionale. Il Mar Rosso, con il suo stretto di Bab el-Mandeb, costituisce una delle vie strategiche più cruciali per gli scambi globali, attraverso la quale transita circa il 12% del commercio mondiale. Il canale di Suez collega questa regione al Mediterraneo, mentre il passaggio attraverso Bab el-Mandeb è fondamentale per l’accesso all’Oceano Indiano.

A seguito di tali attacchi, diverse compagnie di navigazione, tra cui l’italo-svizzera Msc e la danese Maersk, insieme al gigante petrolifero British Petroleum, stanno scegliendo di evitare questa rotta. Invece, preferiscono circumnavigare l’Africa passando per il Capo di Buona Speranza. Questo cambiamento, pur comportando tragitti più lunghi, sta già causando un aumento dei prezzi di diverse merci, tra cui i carburanti.

Vigilare sul Mar Rosso

Così, a partire dal 18 dicembre, la flotta degli Stati Uniti ha assunto la leadership di una coalizione internazionale composta da circa una ventina di nazioni con l’obiettivo di garantire la sicurezza delle rotte commerciali nella regione del Mar Rosso. L’Italia partecipa a questa missione, denominata Prosperity Guardian, con la fregata Virginio Fasan. Numerose altre nazioni europee hanno aderito, tra cui Francia (con la fregata Languedoc), Regno Unito (con la HMS Diamond), Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Grecia e Spagna. Vi sono anche flotte “autoctone”, tra cui quelle dell’Arabia Saudita e del Bahrein.

Il 31 dicembre scorso, la marina statunitense, con la USS Eisenhower e la USS Gravely, ha affondato tre imbarcazioni Houthi che stavano cercando di dirottare la nave cargo Hangzhou al largo dello Yemen, causando la morte di circa dieci ribelli. L’ingresso dell’Alborz nel Mar Rosso da parte dell’Iran sembra essere una risposta a questo episodio.

In precedenza, i droni e i missili dei miliziani erano stati intercettati dalle forze statunitensi, britanniche e francesi presenti nella zona, ma non si era mai verificato un attacco diretto da parte della coalizione Prosperity Guardian contro i miliziani yemeniti sostenuti dall’Iran. Tuttavia, le azioni recenti potrebbero rompere questo equilibrio precario nella regione. Londra, d’altro canto, ha dichiarato la sua disponibilità a bombardare le posizioni Houthi nel caso in cui la tensione dovesse aumentare.